365 la mia esperienza

Alcune considerazioni necessarie

Mi ci è voluto un po’ di tempo per riordinare i pensieri in una sequenza chiara, troppe idee si accavallavano, ma ora forse ci sono.

Per parlare in modo compiuto della mia esperienza del 365 è necessario spiegare come è maturata questa idea. Precisiamolo subito: non ho inventato nulla! Digitando “365 photoproject” o qualcosa del genere su Google ne troverete un’infinità. Avevo letto il post del fotografo Mike Johnston che coniando un bruttissimo acronimo (OCOLOY – one camera, one lens, one year) suggeriva di intraprendere tale esercizio per migliorare la propria fotografia… ed io avevo fresca tra le mani la Fuji X100T che mi strizzava l’occhio ammiccante…

Fare il fotografo della domenica non mi basta più, se poi la domenica piove o capita qualche altro impiccio salta tutto e se ne riparla il weekend successivo. Fotografare dopo quindici giorni è come riprendere a leggere un libro dopo un mese, perdi il filo e ti ci vuole un po’ per rimettere insieme storia e personaggi. No, la fotografia richiede pratica possibilmente quotidiana per educare il proprio modo di vedere. Così m’è venuta l’idea.


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Ho cominciato senza darmi regole se non quella di pubblicare ogni sera la foto della giornata, con l’obiettivo principale di lavorare su di me e sul mio modo di vedere le cose. Non vivo in una metropoli, viaggio poco, le mie giornate tra lavoro e famiglia iniziano alle sette del mattino e forse (forse…) terminano alle sette di sera, da casa a lavoro ci sono 3 chilometri in tutto… insomma una situazione come tante altre, ma potenzialmente un grosso ostacolo al mio tentativo, perchè “pericolosamente” simile ogni giorno. Potevo contare sulla mia famiglia ( i bambini sono una fonte inesauribile), un lago, un bosco e qualche eccezione alla regola.

Le idee pianificate le ho bruciate più o meno i primi tre mesi e lì c’è stata la prima crisi. Cominciare all’inizio dell’inverno non è stata una grande idea, maledizione! Poi però gradualmente è successo quello che un po’ speravo, ovvero le fotografie sembrava mi “venissero incontro”. Riuscivo a cogliere dei dettagli nuovi e da lì iniziavo a costruire l’immagine che avevo in testa… e il bello è che spesso riuscivo ad ottenere ciò che volevo. Complice una simbiosi sempre più profonda con la macchina fotografica (di cui parlerò a parte) con pochi scatti riuscivo ottenere un’immagine in sintonia a quello che volevo. A volte ho fatto davvero 2 o 3 “click” e la foto era li praticamente pronta. Stavo raggiungendo lo scopo primario. Mi è capitato più volte di chiedermi:” Ma questo c’è sempre stato o sono io che lo vedo per la prima volta?”, comprendendo quanto poco e male guardo il mondo che mi sta attorno.


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Naturalmente non sono state tutte rose e fiori, anzi. Certe sere avrei voluto buttare tutto dalla finestra, mi sembrava di avere solo spazzatura tra le mani (e forse lo era). Alti e bassi, in continuazione, ma credo che registrare fotograficamente un anno intero non possa essere diverso. La fotografia diventa parte della giornata, come lavarsi i denti, mangiare, andare al lavoro… non mi direte che andate tutti i giorni al lavoro fischiettando, no?! Ecco, alti e bassi, come è la vita, ma con la caparbietà (questo me lo concederete) di volermi migliorare e mettere sempre più qualcosa di mio nelle fotografie… altrimenti che fotografo a fare?


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Un felice incontro è stato un libro di Franco Fontana: “Fotografia creativa”. Nella prima parte l’autore fa un escursus filosofico sul suo concetto di fotografia tanto che il primo capitolo si intitola “Lo zen e la fotografia” che mi ha colpito parecchio e ringrazio chi me l’ha suggerito (grazie Gian Luca). “…C’è poco da fare: scattare è una questione di pensiero. Bisogna fotografare quello che si pensa non quello che si vede…” scrive Fontana e, accidenti, è proprio quello che vorrei riuscire a fare io! E’ difficile e sarà un percorso che probabilmente richiede moltissimo tempo e pratica, ma esserne consapevole mi sembra già un buon punto per cominciare.

Così la seconda parte del 365 l’ho vissuta più cosciente di cosa stavo cercando e credo che le fotografie rispecchino questa evoluzione, almeno un po’.


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Tornando agli aspetti pratici per chi volesse intraprendere un percorso di questo tipo (più corto o più lungo… fate voi) non credo di potervi dare molte indicazioni se non due consigli: 1. Procuratevi una macchina fotografica piccola, in modo da portarvela sempre dietro senza troppo impiccio, la reflex è troppo ingombrante. Se non ce l’avete anche uno smartphone di fascia bassa è più che sufficiente… niente scuse! 2. Condividere quotidianamente online lo scatto è un buon modo per non barare. Se la foto salta lo vedranno anche gli altri quindi l’orgoglio ci darà una spinta. Poi è fondamentale avere una visione d’insieme del lavoro svolto.

Alla base comunque dovete essere disposti a conoscervi meglio, con il bello e il brutto che questo comporta. Citando ancora Fontana: “… il primo passo per scattare fotografie convincenti, è scoprire chi siete. Altrimenti rischiate di rimanere in maschera tutta la vita…”, ma ora basta, troppa filosofia… vi sto annoiando.


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Ora, dopo un anno, mi concedo un po’ di tempo per leggere libri e pensare ai prossimi lavori che ho già in mente. Un’altra cosa che ho imparato è che per fare un buon lavoro ci vuole tempo, perciò credo che svilupperò qualche tema che ho in testa lasciando però che si prenda tutto il tempo che vuole e quando sarà ora sarà lui a dirmi:”Eccomi, sono pronto!”. Continuo a portarmi dietro la X100 ogni giorno, continuo a scattare quando qualcosa mi attira e un po’ più consapevole proseguo il mio viaggio…

Grazie per avermi seguito.

www.365ofmine.wordpress.com

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