


Questo è un esempio pratico di quello che intendevo nel post precedente. Sfondo e ombre interessanti per un bianco e nero, però manca una figura che uscendo dall’ombra riempia la scena.
Cammino avanti indietro per alcuni minuti in attesa che succeda qualcosa. Ecco, lo vedo. Avanza lento ed incerto rasente ai muri. Ogni tanto si ferma, si guarda intorno, poi riparte. Sta venendo nella direzione giusta ed io mio apposto. Non si accorge di me, ne approfitto e mi avvicino, col 35mm non sono mai vicino abbastanza. Arriva l’attimo e scatto tre volte, non a raffica e forse sbaglio, ma qualcosa avrò pur preso no? Discorsi da pescatori…
Riguardando poi gli scatti e, dannazione, nessuno è come pensavo. Il primo è uno scatto “preparatorio” dove mi assicuro che l’AF stia facendo correttamente il suo lavoro (dovevo prepararmi prima, ne avevo il tempo ). Il secondo doveva essere quello giusto, ma non funziona come previsto; la posizione del soggetto non è buona, la dinamica della camminata è strozzata e l’ombra dice molto poco. Il terzo scatto è uno di quelli che fai perchè non scatti più a pellicola e pensi: “…vabbè dato che ci sono ne faccio ancora uno, non si sa mai…”, ma ormai l’attimo è passato.
Alla fine quello che funziona meglio a mio avviso è il primo. Il profilo dell’uomo curvo crea un gioco con le ombre creando un’apertura luminosa che gli illumina la strada ed invita lo sguardo a proseguire. Magri cambiando posizione sarebbe stata migliore, magari potevo allargare la prospettiva, magari avrei dovuto aspettare il passaggio di altri soggetti, magari, magari ,magari…
Cosa trarre da questa breve analisi? Nulla di nuovo, se non che l’estrema variabilità di questo genere richiede occhio, molta pratica e ,come nella vita, anche un po’ di culo.
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