
Le foglie scricchiolano sotto le scarpe. L’aria fredda e umida del mattino accarezza i rami ed una lieve nebbia confonde i contorni di una quinta che mi avvolge. Il resto sono solo pensieri che finalmente riesco ad ascoltare.
È il momento ideale per provare il nuovo strumento nella mia “comfort zone” : il bosco.
Per chi non l’avesse già capito sto provando il sistema micro 4/3. Puntavo ad una Olympus usata, una em-5 per la precisione, poi un offerta in bundle mi ha portato a scegliere una OM-5, che poi sostanzialmente è la stessa cosa.
Le skills sono ormai note: corpo piccolo e leggero, sensore sui 20Mb, mirino e ,tassativo, non sforare il budget. La OM-5 ha le dimensioni di una Fujix100 (esclusa la cupoletta del mirino), pesa poco più di 400g e soddisfa tutti i parametri principali. Ha lo schermo snodato e non tiltabile, che inizialmente avrei preferito ed il mirino non è in stile telemetro, ma non si può avere tutto nella vita.

Ora tutti i nuovi “Berengo Gardin” la smettano di squotere la testa, sebbene il M4/3 sia definito da molti influencer un “sistema morente” resta a mio avviso ancora il più fedele al concetto di mirrorless. OM System ha rilevato le ceneri dello storico marchio Olympus (peccato) ed effettivamente al momento non è chiarissima la roadmap che intendono seguire i nuovi arrivati. Comunqe essendo io un fotoamatore sostanzialmente sganciato dalle dinamiche di mercato, me ne frego e vado avanti.
Se posso avanzare delle critiche sicuramente Olympus prima e OM ora, peccano soprattutto di un’incapacità di marketing piuttosto evidente. Possibile che un sistema come questo, con ottimi corpi macchina, moltissime lenti (comprese le Panaleica) venga spinto solo per la nicchia dell’avifauna, mentre potrebbe dare tranquillamente soddisfazioni anche nel reportage o nella street?! Senza contare di chi continua ad usarlo per la fotografia sportiva (vista l’ampia profondità di campo del sensore piccolo)…mistero.
Le sensazioni sono state da subito buone, molto buone. Certi “meccanismi” mi devono ancora entrare in testa, ma pian piano me la sto cucendo addosso. E’ piacevole camminare con la macchinetta a tracolla e nient’altro. Il treppiedi è rimasto a casa, vediamo come si copmporta lo stabilizzatore. In media 1/2 secondo se lo beve come nulla fosse e con un po’ di attenzione si supera il secondo, ma attenzione a non esagerare.
I file mi sembrano malleabili il giusto per il mio tipo di post produzione. Lo spauracchio del rumore mi sembra francamente sopravvalutato; è vero che io difficilmente scatto sopra i 1600 ISO, ma, dovesse rendersi necessario spingersi oltre, le capacità dei software odierni di gestire il rumore risolve praticamente ogni problema.
Allego qui una serie di immagini scattate durante una breve uscita. L’obiettivo attaccato all’OM-5 è un 12-45 ed i file raw sono stati poi convertiti con Lightroom.
P.S. Mi sono così divertito che ci sono tornato anche la settimana dopo; posterò le foto del secondo round più avanti…






















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