Titolo deliberatamente rubato da un libro di Sara Munari che sottotitolava “guida pratica per fotografi cantastorie”.
Ma cos’è lo sotrytelling? Parola che va di moda, però come tutti gli inglesismi “fa figo”, ma non si capisce bene cosa sia. Banalmente è il raccontare una storia, utilizzando una o, preferibilmente, più immagini che nel loro sviluppo raggiungono uno scopo narrativo e permettono a chi guarda di cogliere vari aspetti ed alla fine avere un’idea più completa di qualcosa. “Country doctor” di Eugene Smith ne è il più classico esempio.
Dopo un corso intensivo di tre mesi con Sara Lando che ha battuto parecchio su grammatica fotografica e raccontare per immagini, ho imparato una cosa che pensavo avesse un peso secondario (che pirla) e invece no: l’editing fotografico. No, non è quello che si fa con Photoshop e affini, quello semmai è l’editor, ma la scelta ragionata delle immagini e della sequenza delle stesse per rinforzare il racconto.


















Le foto che vedete sono l’esercizio di una giornata alla baita dei nonni, il racconto tramite la scelta di 18 scatti su circa un centinaio ed il successivo editing finale. A mio parere manca una chiusura vera e propria, ma essendo uno che fa foto e non un fotografo, mi sono perso per strada o forse ho bevuto troppo amaro del nonno…
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