A small red umbrella

Nikon D7000 + nikkor 35mm 1.8 + sigma 10-20 4-5.6 Come un professionista (parole grosse) avevo già fatto un sopralluogo il giorno prima per capire cosa poteva offrire il posto. Giornata umida, la pioggia filtrava attraverso il tetto malandato, ma la luce dei finestroni rotti e soprattutto quei quadri elettrici stile “guerra fredda” mi sono piaciuti subito. Il problema era come valorizzarli.

Istintivamente ho pensato ad una figura umana, magari una modella con ampie vesti svolazzanti, cosa che prima o poi farò, ma al momento ne ero sprovvisto… Dopo qualche ora di “brain strom” ho deciso di seguire una delle regole d’oro della fotografia: semplicità. Ho frugato a casa ed ho trovato una serie di oggetti delle bambine che ben contrastavano con l’ambiente in rovina.

Dopo qualche scatto di prova l’ombrellino rosso mi è sembrato il più appropriato. Il colore innanzi tutto. La dimensione sufficientemente grande per risaltare in lontananza, ma non eccessiva per riprese avvicinate. La possibilità di appenderlo. Anche chiuso e appoggiato svolgeva egregiamente il suo compito ovvero quello di richiamare l’attenzione, creare un diversivo, interrompere la drammaticità della scena che sebbene stracarica di dettagli ha una sua continuità.

Inizialmente il posto mi dava un vago senso claustrofobico e ad un certo punto mi aspettavo quasi di incontrare qualcuno che si aggirava come me tra i ruderi. Su alcuni tavoli cerano degli attrezzi arrugginiti dimenticati, come se le persone se ne fossero andate improvvisamente. L’ombrellino rosso invece spezzava quel clima dando una nota di colore molto satura creando contrasto e tensione.

L’edificio è un ex cementificio abbandonato da non so quanto tempo. Le fornaci di mattoni offrono un’ottima texture, lo stanzone che le contiene è ovviamente alto e ampio e le poche finestre danno una luce diffusa ma sufficiente. Ho scattato prevalentemente con il 35mm, obiettivo che s’è rivelato all’altezza delle aspettative. Cavalletto, scatto remoto, dopo qualche prova a priorità di diaframma ho lasciato perdere e sono andato di manuale.

Comunque la sensazione di intravedere qualcuno tra le rovine m’è rimasta per tutto il tempo. Suggestione? Probabile. Sicuramente la prossima volta completo l’esplorazione inseme a qualcuno che tra l’altro è anche più divertente. Poi comincia ancora a piovere e qualche goccia passa attraverso il tetto. Guardo fuori dalle finestre rotte, è ora di andare, il bottino è in saccoccia. Me ne vado,ma la sensazione di una singolare presenza non mi abbandona… Fantasmi?

10 pensieri riguardo “A small red umbrella”

  1. Come già detto, ambientazione perfetta – ma come l’ha scoperta 🙂 – luci ad hoc, e ben sappiamo che problemi creano le finestrone brucia-luci, azzeccatissima la scelta del tema conduttore. Ho temuto per un attimo ti fossi portato i pupazzi di Peppa Pig! :)))

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