Last night in Venice

Nikon D7000 + Nikkor 35 1.8 + Sigma 10-20 4-5.6 Giornata intensa in laguna. Dopo aver fatto i “compiti” visitando la mostra di Sebastiao Salgado alla Giudecca e successivamente quella di Franco Fontana vicino all’Accademia, ho fatto la prima prova di un idea che da un po’ mi frulla in testa. Chi mi conosce sa che Venezia è una delle mie palestre fotografiche di riferimento, ma non mi ci ero mai intrattenuto di notte, avevo soltanto immaginato quali possibilità potesse offrire in notturna e così è stato.

Probabilmente se non avessi avuto nelle gambe i mille saliscendi della giornata sarei riuscito a concentrarmi di più, ma diciamo che questo è un assaggio che merita un successivo sviluppo. Fotografare Venezia di notte meriterebbe un’attenta pianificazione, studiando i punti luce e le facciate esposte per evitare di girovagare come zombie con tutta l’attrezzatura sulle spalle. Certo non è facile pianificare a distanza, ma concentrando tutto in una serata non si può pretendere di più.


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Prendiamo il Canal Grande per esempio. La maggior parte dei palazzi illuminati più belli si affacciano sul Canal Grande che però ha un traffico sostenuto fino a tarda ora, creando un movimento che non si addice alle lunghe esposizioni a meno che non si cerchino degli effetti particolari. Il rollio costante delle imbarcazioni poi ammanta tutto di una sfocatura nebbiosa in basso che mi ha fatto cestinare parecchi scatti. Meglio i canali interni fermi come uno specchio (qui sotto due chiari esempi).


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Tenmpi lunghi, ovviamente, tra i 10 e i 15 secondi con gli iso più bassi possibile, perchè trovo il rumore poco piacevole in queste condizioni. Diaframma chiuso tra 11 e 14 per aumentare la profondità di campo ed agevolare la messa a fuoco non sempre semplice con poca luce. Gli obiettivi, come sopra descritto, in base alle necessità il 35 o il 10-20; potendo andrei sempre di 35, ma alcuni punti di ripresa obbligati richiedono il grandangolo.


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Ma Venezia dopo il tramonto si offre libera dalla ressa turistica. Niente giapponesi con la macchina fotografica al collo, niente vetri di Murano, niente “Volete mangiare qualcosa?”, niente. Solo il popolo delle bancarelle che torna a casa e qualche coppia in cerca di un ristorante. Anche la persistente decadenza di cui è pregna la città viene smorzata dalla luce dei lampioni ed una strana quiete invade le calli. Insomma una Venezia nuova che almeno una volta così andrebbe vista, immaginando il Goldoni con un fascio di carte sottobraccio tornare a casa oppure Vivaldi sbucare da quell’angolo in penombra.

Una bella sensazione non c’è che dire.

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