Esplorare quella casa è stato inizialmente semplice, ma via via che si aprivano le porte una sorta di insofferenza aveva preso il sopravvento.Entrare nelle camere con i letti sfatti ed i cappotti ancora appesi negli armadi era stato un po’ come invadere la privacy di qualcuno e profanarne i segreti. Le foto appese ai muri assumevano uno sguardo sempre più severo e soprattutto dietro alle porte; la sensazione spiacevole era che qualcuno ascoltasse i nostri movimenti forse irragionevolmente impaurito ed agressivo, in attesa di difendere le proprie cose.
Alla fine della sessione fotografica, con un certo sollievo, riprendo la strada di casa e già ho scordato le spiacevoli sensazioni della mattinata. La sera guardo al computer velocemente il lavoro fatto e non noto nulla di strano. Qualche giorno dopo invece, con più attenzione mi accorgo dicerti particolari che prima non cerano e rimango a bocca aperta. Presences.
Allora c’era davvero qualcuno o qualcosa dietro a quelle porte!
Sgomento mi par quasi di notare una “presenza” anche in un mio autoritratto in uno specchio polveroso.
Sarà la suggestione… forse…
Ti ho detto di cambiare soggetto, meglio una giovane e sana modella…
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magari gonfiabile…
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