Con l’avvento del digitale la stampa non ha più la rilevanza che aveva in precedenza, ma resta comunque la cartina di tornasole del nostro lavoro, certe foto prima o poi le “dovrete” stampare anche perchè vuoi mettere la soddisfazione di toccarle e magari appenderle in soggiorno.
Non mi addentrerò in un tutrorial ipertecnico (ce ne sono già parecchi in giro), voglio riportare qui i fattori più importanti che con il tempo ho imparato a gestire.
Primo passo necessario è avere il monitor del computer ben calibrato, se i colori delle foto li vediamo già alterati in partenza non andremo molto lontano. Io faccio riferimento ad un programmino scovato su un’altro turorial. Una sequenza di immagini che permettono di tarare il monitor abbastanza semplicemente, utility scaricabile dal sito della EIZO. Comunque Windows 7 già prevede una app per la calibrazione.
Secondo, lo spazio colore. Questa è la parte più ostica della faccenda, almeno per me. In sintesi estrema i programmi per lavorare le nostre foto al computer rappresentano le immagini in RGB (Red, Green, Blu) in sintesi additiva. La stampa invece lavora in CMYK ( Ciano, Magenta, Giallo, Nero) in sintesi sottrattiva molto più adatta alla stampa. Da questo va sempre tenuta in considerazione una certa perdita di luminosità da RGB a CMYK. Le cose si complicano poi se consideriamo Adobe RGB usato dai principali programmi di fotoritocco o sRGB riconosciuto dalla maggior parte delle stampanti. Intuitivamente la soluzione è lavorare a computer utilizzando il primo che esprime una gamma di colori più ampia che però non so a che mi serve se per stampare devo convertire in sRGB… limiti di standard non uniformati.
Terzo: ridimensionare le foto. L’immagine 0riginale ha una dimensione predefinita che dipende dal sensore dell’apparecchio quindi è inevitabile lavorare sul ridimensionamento dell’immagine. Considerare le dimensioni della stampa finale è necessario per avere buoni risultati. Photoshop permette facilmente di eseguire tale operazione sia per la pubblicazione web (le immagini che metto sul sito sono sempre ridimensionate per facilitarne il caricamento quando si apre una pagina) sia per la stampa affinchè i ppi (pixel per inch) dei sensori vengano convertiti correttamente in dpi (dots per inch) con una risoluzione adeguata.
Esempio un file TIFF di 17,2 MB mi da un’immagine in formato APS-C di 3008 x 2000 pixel corrispondente ad un documento di 31,87 x 21,17 cm , cambiando i valori delle misure photoshop cambia automaticamente il numero di pixel per lato. Questo non vuol dire che si possa fare tutto quel che si vuole. Riducendo le immagini è inevitabile perdere dettaglio ( meno pixel ) quindi ,come suggerisce JUZA , la riduzione va fatta in due steps applicando ogni volta una maschera di contrasto e se necessario uno sharpen fine. Inoltre è necessario definire la risoluzione, Photoshop è impostato sui 240 dpi di default, ma 300dpi è quella di riferimento per la stampa.
Qualcuno mi dirà: “…ah, ma io vado al laboratorio e fanno tutto loro…”. Ok, nulla da eccepire, è solo questione di esigenze, spero soltanto di avervi dato qualche spunto.
Buona luce!
Di solito non amo addentrarmi nei tecnicismi ma ho trovato molto interessante il tuo post anche perchè da circa un mese ho riiniziato a stampare…
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Anch’io non stampo molto, ma ho imparato a mie spese… che certi accorgimenti possono fare la differenza.Ciao
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